Il gioco nella catechesi

La catechesi : non  un gioco, ma può essere giocata


Fare le cose giocando, aiuta a capire, a interiorizzare, a ricordare. Se ci sta a cuore che il nostro lavoro di catechisti venga capito, interiorizzato, ricordato, perchè tanta paura nei confronti delle attività, anche le più importanti, fatte in modo giocoso? Quante volte abbiamo sentito dire: “Questi bambini non si interessano a niente. Giocherebbero sempre!” Ed allora perchè non li facciamo ‘giocare’?”                              
Il gioco, come confermano le scienze umane, è una dimensione fondamentale dell’educazione e, opportunamente utilizzato, favorisce l’apprendimento. Si può perciò, anzi si deve, fare catechesi “giocando”!
Fare catechesi “giocando” naturalmente non significa trasformare gli incontri di catechismo in una baraonda, dove ognuno fa quello che vuole, chiacchiera a sproposito non ascoltando ed impedendo agli altri di ascoltare!…  Occorre invece che il catechista crei le condizioni e faccia osservare quelle regole indispensabili per un reciproco ed ordinato ascolto.


Il gioco dentro, non in alternativa alla catechesi : fare catechesi giocando


Si tratta non di giocare al posto di fare catechismo, non di alternare durante l’incontro di catechesi momenti di lezione e momenti di gioco, ma di fare la catechesi in maniera giocosa. “La dimensione giocosa della catechesi non vuol dire sostituire  al catechismo una partita a calcio, non vuol dire intervallare la lezione con il gioco (venti minuti di lezione “seria” e poi un giochino per fare riposare i bambini), ma permeare la lezione con la mentalità del gioco.

 

Giocare significa :


Gratuità : non il catechismo-ricatto (se non vieni al catechismo non fai la Prima Comunione) o il catechismo-obbligo, ma il catechismo-dono. Una proposta secondo lo stile di Gesù, che  lo stile del “se vuoi”, accettando anche il rischio della diminuzione della richiesta dei sacramenti da parte di coloro che mandano i figli al catechismo solo se obbligati… Occorre fare di tutto perchè i bambini-ragazzi vengano al catechismo volentieri, contenti. Essi vengono contenti dove “si gioca”.
Essere protagonisti : “Giocare” a catechismo significa rendere i bambini/ragazzi protagonisti, cioè non ascoltatori passivi del catechista che spiega come se fosse un insegnante
“Una catechesi “giocata” deve lasciare spazio al protagonismo dei bambini. Tutto quello che può essere lasciato fare a loro, deve essere lasciato fare a loro. Una catechesi a senso unico (dalla catechista ai ragazzi) è una lagna e una disgrazia: un bla bla bla ininfluente ai fini della crescita della fede. Fare disegni, cartelloni, canti, balletti, animazioni, mimi, drammatizzazioni, confronti, incontri… tutto quello che fa sentire i bambini protagonisti. 
Favorire il senso della sorpresa :  Il gioco è  novità, sorpresa … la catechesi -“gioco” favorisce il senso della sorpresa, riducendo al minimo la noia che nasce dalla ripetitività … “Una catechesi “giocata” deve essere per i bambini una continua sorpresa. Un giorno il racconto, un altro giorno le diapositive, poi una drammatizzazione, poi un canto, poi un’uscita, poi…” (Tonino Lasconi)