RITIRO DI QUARESIMA

2^, 3^ e 4^ elementare

Un ritiro con lo stile del laboratorio!!!!

Il periodo di Quaresima si avvicina e il Don ha messo in calendario il ritiro dei gruppi di 2^, 3^ e 4^ elementare (non ci sono quelli di 5^ perché impegnati nell'incontro dei cresimandi con l'Arcivescovo di Milano) il 24 marzo, terza domenica di Quaresima. Il brano del Vangelo di Giovanni - cap. 8, 31 - 59, che verrà proclamato durante la messa, dice nel suo versetto iniziale: Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in Lui: <<Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi>>.

La tentazione, fortissima, ancora una volta, è di "sgancirci" dal Vangelo e di programmare una riflessione sulla Passione e morte del Signore, magari "scopiazzando" qua e là da qualche sito in internet, perché, facendo diversamente, rischieremmo di proporre qualcosa di troppo difficile - soprattutto per i bambini di 2^ elementare, che hanno appena iniziato il loro cammino - andando incontro ad un fallimento quasi sicuro!!! Che fare?

Ancora una volta ci siamo detti - perché rinunciare a proporre un'animazione  solo perché il brano di Vangelo che verrà letto è difficile? Perché non proviamo a mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti in sede di formazione sul nuovo percorso di iniziazione cristiana e "costruiamo" noi una drammatizzazione - sulla scia di quelle preparate dalla Diocesi ed inserite nel materiale online e che tanto piacciono ai bambini?

 

Detto, fatto!!!! (Comunità Pastorale "Maria Aiuto dei Cristiani" - COPS - Cavaria, Oggiona, Premezzo e Santo Stefano - 2019)

 

"Imprigionati dalle catene … del peccato"

Ecco il testo per la drammatizzazione

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IMPRIGIONATI DALLE CATENE ... DEL PECCATO
Testo per la drammatizzazione
ritiro quaresima testo.pdf
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Ed ecco come abbiamo preparato l'animazione

Per la drammatizzazione, abbiamo coinvolto tre persone della nostra Comunità  Pastorale, che, ancora una volta, molto volentieri si sono "messe a servizio" dei più piccoli.

Abbiamo pensato di "mettere in scena" i personaggi che accompagnano i bambini durante il loro cammino di catechesi: il centurione Marco Antonio Scipione, che i bambini del 1^ anno di catechesi incontrano nella tappa 7, Pietro, che i bambini del 2^ anno incontrano nella tappa 4 e Giacomo - uno dei "dodici" - che i ragazzi del 3^ anno incontrano nella tappa 4, la tappa dedicata alla tavola dell'Ultima cena!!! 

Marco Antonio Scipione, il centurione

 

Ciao, ragazzi !!!!

Io sono Marco Antonio Scipione. Sono un soldato romano!!! Sono forte, sono  potente  nella mia armatura e sul mio cavallo e mi sento invincibile con i miei legionari, che comando quasi fossi un re!!!

Quante battaglie ho combattuto e  …. vinto con l’esercito romano, in questa terra arida in cui mi sono confinato dopo la morte di mia moglie Lidia!! 

Ho sempre disprezzato ogni forma di pietà e di religione! Nei turni di guardia e nelle piazze, spesso avevo sentito parlare di Gesù, Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei, il Figlio di Dio!!!!

“Il loro Dio? – dicevo. Se proprio devono scegliere degli dei, perché non prendere i migliori?  Perché non scegliere quelli che ti accompagnano vittorioso nelle guerre, che ti rendono ricco e invidiato? Non era possibile che quel Gesù fosse un dio!!! Anche le sue sembianze, il suo aspetto non erano quelli di un dio!!! “No, impossibile – mi dicevo – quel Gesù non ha certo le caratteristiche di un dio vincente, vittorioso e glorioso. No, non è proprio un dio per me!!!!” 

Io, allora, giudicavo OGNI COSA SOLO BASANDOMI SULL’APPARENZA e SUL POTERE!!! Chi giudica basandosi sui sentimenti è un  debole, pensavo!!!

Il mio cuore era come  “imprigionato da una catena”: l’odio, la violenza, il desiderio di potenza e di gloria erano tutto per me e nella mia vita e nel mio cuore non vi era spazio per null’altro!!!!

 

 

Ciao, ragazzi!!!

Io sono Pietro: di professione, facevo il pescatore!!! Dal giorno in cui ho incontrato Gesù, sono diventato “pescatore di uomini” – così Lui mi ha definito!!! Devo essere sincero che, a cominciare da quel giorno, mi sono chiesto che cosa volesse dire essere “pescatore di uomini”, ma, contro ogni calcolo, mi sono fidato di Lui e l’ho seguito, e sono andato ovunque lui andasse!! In realtà, però, sono stato sempre molto distante dalla sua logica e, da testardo che sono, ho continuato a fare sempre di testa mia, portando avanti i miei progetti e non i suoi!!

Ora vorrei raccontarVi di quella sera, in cui noi dodici, i suoi amici preferiti, stavamo celebrando con lui la festa della Pasqua: durante la cena, ci disse che sarebbe rimasto solo, circondato solo dai nemici!!! Era triste: sapeva che tutti noi lo avremmo abbandonato, tradito!!! A quelle parole esplosi, sicuro come sempre, e gli dissi: «Gesù, questo poi no. Io non ti tradirò mai. Sta’ certo: anche se tutti dovessero abbandonarti, io no. Non lo posso fare. Sei tutto per me. Ho lasciato tutto per stare con te... vorresti che proprio nel momento più impegnativo cambiassi parere?».

Poche ore e i timori di Gesù si avverarono puntualmente: venne arrestato e portato davanti al tribunale e tutti noi ci disperdemmo. Io vagai un po’, disperato, nella notte di Gerusalemme. Poi arrivai nel cortile del tribunale. Sopra, tra urla scomposte, Gesù era giudicato. Sotto, attorno al fuoco, c’ero io. Volevo sapere come sarebbero finite le cose, ma non avevo nessuna intenzione di farmi riconoscere. Non volevo rischiare, avevo paura di … di fare la stessa fine di Gesù!!  Incominciai cioè a tirarmi indietro, io che, qualche ora prima, a parole, avevo dichiarato di essere pronto a tutto per il mio Maestro.
Si avvicinò una donna. Stava ascoltando ciò che la gente diceva, e poi eccola dire: “Senti, Pietro... ma tu quel Gesù che stanno condannando... lo conosci? L’hai frequentato? Che tipo era?” Io scattai, punto sul vivo: «Mai visto... che ti viene in mente? Che razza di domanda mi stai facendo? Per favore, siamo seri». Ma la donna non era convinta ed insistette: «È difficile immaginare che tu non lo conosca. Parli come lui. Hai la stessa inflessione di voce. Scommetto che siete dello stesso paese. Possibile che non lo conosca?». Questa volta non ne potevo proprio più. La paura mi stringeva alla gola. «Basta», gridai, «fatela smettere. Dice solo sciocchezze. Mai visto quel Gesù lì». Ma il mio scatto fu controproducente: qualche altro sembrò confermare la constatazione della donna ed io, allora, giurai e spergiurai: «Io Gesù non so chi sia. Mai visto. Lo condannino pure, se lo merita. Lo lascino libero se non ha commesso nulla di grave. Io non lo so. Non me ne importa nulla. E smettetela ... una buona volta. Mi avete infastidito». E mi alzai per andarmene.

Ma feci solo due passi e mi trovai avvolto nella disperazione della morte.
«L’ho rinnegato. Ho rinnegato Gesù. L’ho rinnegato perché sono un vigliacco. Non mi costava nulla ... e l’ho rinnegato. E adesso ... cosa faccio? Dove posso fuggire? Ho tradito il mio Signore. L’ho condannato io alla morte».

Quella notte, la paura, l’angoscia di fare la stessa fine del Maestro mi avevano impedito di seguirlo, mi avevano impedito di amarlo così come lui stava amando noi, sino alla fine!!! Mi ero sentito come legato …. Sì, il mio cuore era imbrigliato, legato da catene che non ero riuscito proprio a sciogliere!!!! Che pena, che vergogna!!!!

Ciao ragazzi!!

Io sono Giacomo, fratello di Giovanni, uno degli Apostoli, uno di quei Dodici che il Rabbi di Nazareth aveva scelto come suoi amici speciali! Abbiamo vissuto con lui per tre anni, abbiamo ascoltato ogni giorno  il suo insegnamento, abbiamo condiviso con  lui il cibo, il cammino, il riposo, le risate, le conversazioni della sera, i gesti più quotidiani!!! In quante esperienze incredibili mi aveva coinvolto: come quella volta in cui, in cima al monte Tabor, si era trasfigurato!!! E poi ci aveva insegnato a pregare Dio, chiamandolo Padre, proprio come lo pregava lui!!! Avremmo dovuto conoscerlo!!!  Ma non era così: nessuno di noi aveva davvero compreso come ragionasse il nostro Rabbi, le scelte che stava compiendo. Durante la cena di Pasqua, mentre eravamo tutti insieme, Gesù ci disse: «Questa notte mi lascerete solo. Sarò tradito da qualcuno di voi».

Le sue parole caddero, dure e impietose, tra di noi. Restammo tutti senza voce, sconfortati e amareggiati. Possibile? Tradire Gesù? Abbbandonarlo dopo tutto quello che era stato per ciascuno. «Perché dovremmo farlo?», ci chiedevamo l’un l’altro. «Per paura», incalzò Gesù. I nemici si sono organizzati. Sono decisi a tutto. Non ne possono più. Arriveranno armati fino ai denti, decisi a tutto: o questa volta o mai più. «Mi lascerete nelle loro mani... Anzi, qualcuno passerà persino dalla loro parte, per paura di fare la mia stessa fine».Tutti ci scandalizzammo di queste parole e ci opponemmo fermamente!!! Quando uscimmo dal Cenacolo, Gesù ci invitò ad andare con lui, nell'Orto degli Ulivi, e ci pregò di vegliare e pregare con lui, ma tutti ci lasciammo vincere dal sonno ed il Maestro rimase solo con il suo dolore e la sua paura. Poi, quando arrivarono i soldati e le guardie per arrestarlo, scappammo tutti: è vero ciò che raccontano i Vangeli, cioè che seguimmo  da lontano il suo processo e lo accompagnammo nella sua salita verso il Calvario, ma ben mescolati tra la folla; rimanemmo  lì vicino, a vederlo morire in croce, senza farci riconoscere, quasi nascondendoci. Ci sentivamo in pericolo, avevamo una paura indescrivibile e noi, i suoi amici e compagni più cari, fuggimmo tutti. 

Eravamo immobilizzati alla vista di ciò che stava accadendo al nostro Maestro: la violenza che stava imperversando contro di lui, la paura, l’angoscia ci fecero fuggire!! Era come se il nostro cuore fosse stretto da catene, da cui non riuscivamo a liberarci!!! E Lui rimase solo, proprio come ci aveva detto!!!

A questo punto, la parola è passata ai bambini.  Dopo aver ripreso con loro la storia di Marco Antonio Scipione, di Pietro e di Giacomo, che erano stati accanto a Gesù durante gli ultimi giorni della sua vita terrena, abbiamo chiesto loro come mai si sentissero come legati da catene: ma quali catene? Li abbiamo accompagnati a comprendere che le catene che li legavano sono quelle del male, perché è il male che ci impedisce di vedere le cose belle che sono intorno a noi!!! E' il male - abbiamo detto loro - che ci impedisce di accorgerci con quale grande amore Gesù ci ama!!!

Lavoro a gruppi

Li abbiamo quindi invitati a dividersi a gruppi di catechismo (tutti i gruppi di 2^ elementare insieme, ….) e a provare a riflettere su quali sono le catene che potrebbero imprigionare il nostro cuore oggi. 

<<Attenzione, però - abbiamo detto loro - i bambini di 2^ elementare rifletteranno aiutati dalle parole ascoltate dal centurione, quelli di 3^ elementare da quelle ascoltate da Pietro e quelli di 4^ da quelle ascoltate da Giacomo. Ad ognuno di Voi verrà consegnata dalle catechiste una striscia di carta, su cui potrete scrivere, da un lato il male che aveva legato il personaggio che vi ha guidati, dall'altra, invece, quello che incatena ciascuno di voi. Queste strisce verranno poi chiuse a formare un anello e poi, uniti gli uni agli altri, così da formare una catena. Ci ritroveremo poi ancora insieme per ascoltare ancora la storia di Marco Antonio, Pietro e Giacomo>>.

 

 Al ritorno dal lavoro di gruppo, abbiamo invitato i bambini ad "incatenare" Marco Antonio, Pietro e Giacomo, proprio a rappresentare visivamente quello che avevano raccontato essere loro successo.

Ma - abbiamo detto ai bambini - la storia di Marco Antonio, di Pietro e di Giacomo non è finita così, lo sapete!!! Tutti e tre ci stanno chiedendo di ascoltarli, perché hanno ancora qualcosa di molto importante da raccontarci: vogliamo sederci ed ascoltare ancora un momento ciò che loro hanno da dirci?

L'amore immenso ...

 

Ora Vi racconto cosa mi capitò in quei giorni in cui Gerusalemme scoppiava di gente: sembrava che il mondo intero si riversasse su quelle strade polverose, in attesa di  Gesù di Nazareth. Da lontano il rumore cresceva e io attendevo nella piazza con una ventina di uomini pronti a calmare gli animi.

 

Un fragore, una gioia, un tumulto festoso cresceva, cresceva e sembrava che l’imperatore stesso, non un artigiano, stesse venendo lì, lì dov’ero io.

 

Gli uomini battevano le mani, i bimbi danzavano, le donne alzavano le mani al cielo e cantavano “Osanna, osanna !!!!”

 

“Dei pazzi! Dei pazzi!” Dicevo io. Ma l’atmosfera era serena, l’allegria contagiosa. Tuttavia, ero preoccupato che potesse nascere una rivolta. Feci chiamare più uomini in modo da circondare la piazza e attesi in silenzio quell’uomo.

 

Con le armi in pugno avevo schierato i miei legionari. Erano pronti a tutto. L’uomo si avvicinava. Il frastuono cresceva e la folla ora mi faceva temere. Gesù arrivò e, voltandosi verso di me, mi salutò con un sorriso carico d’amore.

 

Vi posso assicurare che le mie lance e le spade dei miei uomini non erano mai arretrate di fronte alla furia del nemico ed io stesso avevo difeso sempre Roma con onore ovunque ed ero pronto a morire anche quel giorno per difendere la città che mi aveva visto nascere e crescere. Ma quel giorno il viso di quell’uomo e i suoi occhi sereni e il suo sguardo libero da ogni giudizio o condanna mi commosse. Quel sorriso trapassò gli scudi e spezzò le catene che avevo dentro di me, arrivando sino al cuore e disarmandolo.

 

Qualche giorno dopo, dovetti accompagnare quel Gesù sul luogo detto Cranio, in ebraico Golgota, perché era stato condannato a morire in croce e, mentre piantavo il chiodo nella sua mano destra, egli si voltò verso di me  e, senza dire una parola, mi guardò con uno sguardo colmo non di odio – come sarebbe stato naturale - ma di amore!!! E tutto ciò che accadde attorno a lui, in quelle poche ore che restammo lì, parlava di amore, di un amore senza confini, incommensurabile!!! Lo vidi morire e, con gli occhi gonfi di lacrime, caddi a terra e gridai: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio!”.

 

La bramosia di potenza e di onnipotenza, la violenza ad ogni costo, l’odio, … tutte cose, che fino ad allora mi avevano come incatenato, mi abbandonarono e mi permisero di capire che Dio è amore e il segno più grande di questo amore è suo figlio che non ha avuto disprezzo per me che l’avevo ucciso, che non ha avuto odio né rabbia verso di me che l’avevo crocifisso.

 

Non mi sono mai sentito così libero, anche dal peccato: il suo amore mi aveva davvero liberato!!!!

 

smisurato ...

 

L’avevo rinnegato perché ero un vigliacco. Non mi costava nulla... e l’avevo rinnegato. Non sapevo cosa fare, dove fuggire!!! Ma, proprio in quel momento vidi che Gesù stava arrivando, circondato dai soldati, legato come un malfattore. Condannato due volte: dal giudizio perverso dei sommi sacerdoti e dal mio tradimento.
Lo guardai, e lui guardò me: uno sguardo dolce: un profondo abbraccio accogliente. Non l’avevo mai sperimentato come in quella notte. Gesù mi buttò le braccia al collo ... a me, a me Pietro, il traditore per paura.
Gli sguardi s’incrociarono rapidissimi. Non c’era tempo neppure per una parola. Non riuscii a gridare neppure «Gesù». I soldati lo trascinarono via, a strattoni e a spinte.
Lo sguardo di Gesù sembrò farsi parola: Pietro, non preoccuparti, ti voglio bene!!! La mia fiducia in te non è venuta meno!!! Ora va’ e cerca di radunare tutti gli altri perché non abbiano a perdersi in questa notte drammatica: Va’ e dì a tutti che non vi abbandonerò, ma tornerò al più presto per confermarvi tutti nella mia amicizia.

 

Sul mio volto ritornò il sorriso: non avevo più paura; l’abbraccio di Gesù aveva distrutto il mio peccato. Finalmente avevo toccato con mano l’amore accogliente di Dio, il suo perdono senza misura aveva liberato il mio cuore!!!

 

incredibile ...

Tre giorni dopo la morte di Gesù, eravamo chiusi in casa per paura dei Giudei. Il Maestro non c’era più, era morto!! Che cosa avremmo potuto fare, se non nasconderci per non rischiare di fare la sua stessa fine? E’ vero, Maria Maddalena, che era andata al sepolcro di buon mattino, per ungere il suo corpo, ci aveva detto che lui era vivo, che era risorto, ma noi non le avevamo creduto. In noi non c’era altro che incertezza e angoscia, e i nostri cuori continuavano ad essere incatenati.  Ma, quella sera lo vedemmo entrare, a porte chiuse, e lo sentimmo dire «Pace a voi»,  mentre ci mostrava le ferite delle mani e del fianco. Gesù aveva mantenuto la promessa, era ritornato tra noi, per non abbandonarci mai più!!! Fece anche un gesto un po’ strano: soffiò su di noi, per farci dono del suo Spirito, del suo coraggio, del suo amore, perché non avessimo più paura di nulla!!! Dalla tristezza e dalla paura passammo alla gioia piena: il nostro cuore ormai era guarito e noi eravamo pronti a dedicarci senza riserve alla missione che il Maestro ci stava affidando, quella di andare in tutto il mondo per annunciare l’amore del Padre!!! Nulla ci avrebbe potuto più fermare, perché Gesù, dopo aver guarito la nostra incredulità, ci confermava la sua fiducia e la sua amicizia!!! Che cosa mai di più grande e di più meraviglioso avrebbe potuto capitarci? La nostra vita, da quel giorno, divenne un’esplosione di vita e di amore: Gesù fece di ognuno di noi un vero capolavoro!!! Davvero la verità ci aveva reso liberi, proprio come Lui ci aveva detto!!!

… di Gesù li aveva davvero liberati!!!

Allora, è proprio vero quello che ci dice Gesù, cioè che il suo amore può liberarci!!! E’ proprio vero che il male non può vincere il bene, perché è solo il bene che ci può rendere felici !!! Cosa ne dite, bambini/ragazzi?

Ora andiamo tutti a pranzare e poi a giocare un po’. Poi, ci ritroveremo nuovamente, divisi a gruppi di catechismo, e cercheremo di capire come il bene può vincere il male, come Gesù può rendere la nostra vita gioiosa ed incredibile!!!!

 

Nel pomeriggio ...

Gruppi di 2^ elementare

E' tutta questione di mani ...

<<Che cosa ci ha insegnato il Centurione Marco Antonio con la sua vita?>> abbiamo chiesto ai bambini. Certamente il suo agire, il suo modo di vedere le cose e di compiere gesti era condizionato dal suo cuore che, dapprima, era come pietra: nulla lo poteva scuoteva, nulla lo poteva distogliere: l'odio e la violenza guidavano tutte le sue azioni, le sue mani non facevano altro che male!!! Ma poi, dopo aver incontrato Gesù, ecco che il suo cuore cambia e tutto il suo agire sarà guidato dall'amore, le sue mani, che prima avevano fatto tanto male, faranno solo più bene!!! 

Dopo aver detto ai bambini che ognuno può  scegliere come usare le mani, li abbiamo invitati a disegnare ciascuno le proprie e, dopo averle ritagliate, a scrivere che cosa si può fare di bene con esse: accarezzare, aiutare il prossimo, pregare, amare, ...

Gruppi di 3^ elementare

E' tutta questione di sguardi ...

 

 

Dopo aver fatto accomodare i bambini in una sala dove avevamo "sistemato" il Gesù che i bambini incontrano nel catechismo, abbiamo chiesto lo: <<Ma come ha fatto Pietro a comprendere che Gesù lo amava ancora, che lo perdonava? Gesù era incatenato e trascinato dalle guardie e non aveva certo potuto fermarsi a parlare con Pietro, anzi non gli era passato neanche vicino!!! Ed allora, che cosa era successo?>> E' vero, Gesù e Pietro non si erano incontrati, ma i loro sguardi sì!!! E attraverso gli occhi Gesù aveva fatto comprendere l'Amore!!! E Pietro, che aveva una necessità infinita di quell'amore, con i suoi occhi aveva cercato quelli di Gesù!!! Che cosa incredibile!!! Quante volte Gesù aveva  amato senza dire una parola, solo guardando il suo interlocutore con i suoi occhi colmi d'amore!!! Sguardi che avevano suscitato nel cuore di chi lo guardava felicità, gioia, stupore, meraviglia, ma anche pentimento, indegnità, …

 

 

 

 

 

 

Abbiamo allora consegnato loro degli smile, invitandoli a pensare ad alcuni momenti della loro vita in cui si sono sentiti "guardati" da Gesù e ad individuare che cosa hanno provato: felicità, gioia, allegria, stupore, … oppure tristezza, … ???

 

Ognuno di loro ha quindi ritagliato ed attaccato ad un cartellone - sotto lo sguardo felice di Gesù -  lo smile che più rappresentava la sensazione vissuta, con l'impegno a far spazio nel proprio cuore e nella propria vita a quel Gesù che tutto sa guarire, che tutto sa trasformare, anche solo con uno sguardo … ma che sguardo!!!! 

 

Gruppi di 4^ elementare

E' tutta questione di tavole ...

 

Nel salone dove avremmo dovuto lavorare insieme con i ragazzi, abbiamo steso, per terra, un grande cartellone rettangolare,e vi abbiamo appoggiato una tovaglia di carta, sulla quale abbiamo incollato le immagini dei cibi della Pasqua ebraica. Una volta entrati nel salone, i ragazzi si sono disposti per terra, in cerchio, attorno alla tavola. Per prima cosa, abbiamo ricordato con loro il significato dei cibi che vedevano e abbiamo richiamato il loro valore nel cammino della salvezza operata da Dio nella liberazione dalla schiavitù dall'Egitto.

La tovaglia, sul cui rovescio avevamo attaccato in precedenza le immagini del pane e del calice, è stata girata  e distesa di nuovo. abbiamo invitato i ragazzi a far memoria della Pasqua di Gesù che, proprio mentre veniva tradito, decideva di dare la vita per tutti. Abbiamo poi invitato ogni ragazzo a pensare e a riflettere sui propri "tradimenti" di oggi e ad individuarne le cause e a scriverli su un foglietto, che è stato poi appoggiato alla tovaglia. Quando i ragazzi hanno terminato questo loro breve esame di coscienza, abbiamo detto loro che il peccato non ha l'ultima parola nella storia della salvezza, perché Gesù ha voluto prendere su di sé i nostri peccati … Ed allora due catechisti hanno preso i lembi della tovaglia e, sollevandola di colpo, hanno fatto volar via i foglietti. Nel frattempo, altri due catechisti hanno fatto fuoriuscire - da sotto il cartone - altre due strisce di cartone in modo che formassero, con la tavola precedente, una croce, sulla quale c'era l'immagine dell'Agnello pasquale.

Abbiamo quindi riflettuto insieme sull'amore di Gesù per noi e poi ogni ragazzo ha scritto sulla croce un modo per riallacciare l'amicizia con Lui, amicizia interrotta dal peccato (es.: confessione, atti d'amore, preghiera, …).